I primi intercettori ognitempo

Il 23° Gruppo COT (Caccia Ogni Tempo) era nato dalla necessità di attivare su di una base dell’Italia centrale un reparto di intercettori in grado di operare in qualsiasi condizione meteorologica per assicurare la difesa di Roma.

   Il gen. Lalatta, comandante della 5a ATAF, mi aveva dato l’incarico di cercare una sede a mio giudizio idonea allo scopo, in attesa della prevista attivazione della base aerea di Grosseto. Ne avevo visitate alcune, ma Pisa era l’unica base che faceva al nostro caso, utilizzabile com’era 24 ore su 24. Purtroppo non c’erano ancora le necessarie infrastrutture tecniche e logistiche per accogliere un nuovo gruppo di volo e nemmeno gli alloggi per ospitare il personale, ma il 10 dicembre 1956, proprio durante la Santa Messa per la ricorrenza della Madonna di Loreto, il gen. Lalatta mi aveva detto: “ Ristori, il 13 dicembre lei deve atterrare a Pisa con i primi velivoli ed iniziare l’attività addestrativa! “.

   Sembrava uno scherzo, eppure nella tarda mattinata di quell’indimenticabile 13 dicembre i primi tre intercettori F-86K, con le insegne gialle del ricostituendo 23° Gruppo, erano atterrati sull’aeroporto di San Giusto, accolti nell’area di decentramento assegnata da un gruppo sparuto di specialisti che li avevano preceduti con tre tende Moretti ed una baracca metallica per ricoverare i materiali di controllo e di assistenza di linea… Dopo appena due settimane eravamo divenuti oltre cento!

   Il lavoro degli intercettori era particolarmente duro ed in quel primo anno di vita del ricostituito 23° Gruppo COT non mancarono momenti di vera tensione. Ricordo una sera fredda d’inverno, di quelle buie con qualche fulmine, nubi basse, durante cui avevamo schedulato attività notturna in preparazione dell’esercitazione NATO “Green Cobra”. Nel contempo volevamo controllare i nuovi piloti assegnati al Gruppo provenienti dal corso “Grifo 2°” che erano da poco rientrati dagli Stati Uniti. Scopo della missione: intercettazione notturna ad alta quota con velivolo bersaglio proveniente da Istrana, disponibile dalle ore 20.00 alle 22.00.

   Alle 19.45 la prima coppia di intercettori decollava rabbiosa sotto la spinta dell’A/B, con capo pattuglia lo scrivente, per il necessario controllo meteo dell’area interessata. Passati sulla frequenza del Guida Caccia, sentii il pilota del “target” dichiarare l’avaria degli strumenti di navigazione e chiedere istruzioni per l’eventuale abbandono del velivolo. Immediatamente intervenni ordinando al pilota di restare tranquillo e di continuare il volo con gli strumenti convenzionali (bussola e altimetro) che ancora funzionavano. Chiesi nel contempo al Guida Caccia di guidarci sul target.

   Con comprensibile tensione da parte di tutti, dopo circa tredici minuti intercettammo il malcapitato T-33 che si mise subito in ala con noi, seguendoci per la successiva procedura di avvicinamento strumentale con finale assistito GCA al campo. Eravamo ancora al di sopra delle nubi e qualche cumulo nembo ci illuminava con bagliori sinistri… accrescendo le nostre emozioni.

   Il T-33 atterrò per primo, dopo che l’avevo accompagnato fino al “touch down”, poi fu la volta di noi intercettori sempre con l’assistenza del valido radar della base.

   L’avventura, che aveva messo in allarme un bel po’ di gente a Monte Venda (PD), Istrana e Pisa, finì con la tradizionale bevuta insieme al comandante della 46a Aerobrigata ed agli amici del GCA e della Torre di Controllo che avevano vissuto con noi momenti di tensione ed apprensione, anche se soffrendo più di noi poiché in definitiva a bordo dei jet non avevamo avuto il tempo per pensare al pericolo…

   Dopo pochi giorni il comandante della 5a ATAF conferì al comandante interinale del 23° Gruppo COT, cap. Fulvio Ristori, un encomio da iscrivere nelle sue carte personali. Ne ometto la motivazione poiché le operazioni ogni tempo sono divenute oggi una pratica quotidiana, grazie ai moderni equipaggiamenti di cui dispongono i velivoli, ma vi posso assicurare che negli anni ’50 questi voli erano decisamente meno “normali” e le emergenze si concludevano quasi sempre con il lancio del pilota.

                                                                                                            Gen.S.A. Fulvio Ristori

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