Un Hercules Celebrativo

La moda di decorare i velivoli con livree speciali o celebrative ha preso piede in Italia in questi ultimi dieci anni, producendo originali ed anche ben curate realizzazioni grafico-pittoriche, talune di notevoli dimensioni. La pubblicistica specializzata è sempre stata solerte nel mostrare “special color” e “celebrativi”, ma a lavori ultimati. Nessuno ha mai raccontato e fatto vedere come si realizzano queste livree e le difficoltà che si incontrano.
   Lo facciamo noi, avendo potuto seguire in diretta le varie fasi dei lavori per la realizzazione di una delle più grandi, come dimensioni, livree celebrative, quella applicata nell’ottobre del 2008 su di un Hercules della 46a Brigata Aerea per festeggiare il raggiungimento delle 75.000 ore di volo della linea C-130J.
   Tutto è partito dai bozzetti della livrea, una volta ricevuto l’input dal Comando di Brigata, dove i più dotati di fantasia e capacità grafiche del reparto si sono potuti cimentare sul tema da celebrare, in questo caso le 75.000 ore di volo. C’è chi l’ha realizzati a mano libera, chi al computer sovrapponendo lo schema ideato al profilo del velivolo, ma, come sempre accade per ogni progetto, all’approvazione superiore deve seguire necessariamente l’esame tecnico di fattibilità da parte di coloro che lo devono poi tradurre praticamente sul velivolo.
   Il reparto interessato, e con tempi purtroppo limitati rispetto alla data programmata per la celebrazione, è la Sezione Servizi Tecnici Generali (SSTG) del GEA (Gruppo Efficienza Aeromobili) di Brigata, diretta dal magg. Giorgio Zambelli. Il bozzetto approvato deve essere infatti rielaborato, poiché il “light-motive” tricolore scelto passa su punti vitali della fusoliera (antenne, oblò,  portelli) che non possono essere verniciati, dal momento che la livrea andrà applicata su un velivolo operativo e quindi efficiente al volo. Altri fattori di cui tenere conto sono la sezione circolare della fusoliera e il senso di lettura invertito da un lato all’altro del velivolo, oltre che le varie collocazioni, dimensioni e caratteristiche delle superfici da verniciare.
   Completato questo indispensabile esame preventivo dei lavori da eseguire, la squadra creata dal magg. Zambelli si è subito cimentata nella realizzazione delle varie mascherature necessarie per la verniciatura. L’impresa non è da poco: il velivolo è lungo oltre 29 metri… con una coda alta 11,84 m da terra alla sua estremità superiore. Ci va applicata, su entrambi i lati della fusoliera, una banda tricolore che va dal muso alla coda con sezione iniziale e finale, rispettivamente, crescente e decrescente, interrotta dalla scritta celebrativa “75.000” anch’essa tricolore. Su ciascuna deriva di coda poi dovrà sventolare… una grossa bandiera italiana e far bella mostra di sé lo stemma della 46a, questa volta nei suoi colori originali.
Il tutto arricchito da uno slogan celebrativo sui portelloni dei carrelli principali e dagli stemmi dei Gruppi della Brigata impegnati a vario titolo con il C-130J.
   Il velivolo prescelto è il “Vega 51” che soltanto l’8 ottobre (la cerimonia è prevista per il giorno 15) può essere messo a disposizione del magg. Zambelli presso l’hangar n.1 del GEA. La sua squadra è formata dal Primo Maresciallo Ernesto Cicia, dal m.llo 1a cl. Antonio Piscitelli e dal m.llo 1a cl. Fabrizio Strazzullo appartenenti alla Sezione Servizi Tecnici Generali, e dal m.llo 1a cl. Ivano Galliano, dal serg. Pasquale Campanile e dal serg. Gianni Liuzzi messi a disposizione dalla Sezione Manutenzione Meccanica C-130J.
   Il primo elemento della livrea da realizzare è la banda longitudinale tricolore. Mi rendo subito nel vedere i lavori che si tratta di una decorazione particolarmente impegnativa da realizzare ma che, una volta terminata e diluita nella mole del velivolo, non renderà giustizia all’operato di questi volenterosi specialisti. In effetti, per gli osservatori più disattenti e comunque sprovvisti di qualche nozione pratica sulla verniciatura a spruzzo delle superfici metalliche, sarà solo una semplice striscia tricolore… Ma per farla!
   La sua realizzazione richiede necessariamente una tracciatura preventiva dello schema sulla fusoliera del velivolo. Disegno alla mano, vengono prese le misure fondamentali di partenza, poi si ricorre all’antico trucco del nero-fumo, in questo caso ossido di ferro, per realizzare con il filo teso deflesso le varie impronte delle linee da tracciare. Tutte operazioni che richiedono già, come nel proseguo dei lavori, l’utilizzo di scale e carrelli per posizionare correttamente ed in sicurezza gli operatori addetti. Segue la complessa mascheratura, con carta e nastro adesivo da verniciatori, della lunga banda tricolore, in questo caso tripla mascheratura a sovrapposizione… trattandosi di tre colori da applicare, nell’ordine verde, bianco e rosso.
Fare tutte quelle pieghe con la carta… richiede veramente tanta pazienza e precisione, poiché le tre strisce di colore devono combaciare perfettamente; l’uso di maschere già fatte renderebbe sicuramente tutto più semplice, ma realizzarle ex novo, sul posto, non è un lavoro facile.
   Trattandosi di una livrea celebrativa e quindi temporanea, vengono utilizzate normali vernici ad acqua lavabili, acquistate sul mercato, da applicare con pistola a spruzzo. Solo per prolungarne la durata, in caso di esposizione del velivolo alle intemperie, vi verrà sovrapposto al termine un leggero velo di vernice trasparente.
   Con il cartone, nel frattempo, viene realizzata la maschera in tre pezzi per la scritta “75.000”, dovendo applicare anch’essa nei tre colori della bandiera.
   Completata la mascheratura della fusoliera, è il p.m. Galliano ad inaugurare la verniciatura con le prime “pistolate” di verde. Chi passa dall’hangar si ferma incuriosito a vedere questo Hercules fasciato con la carta da pacchi… e incerottato in ogni angolo, ma non può ancora immaginare l’eccellente risultato finale di quello schema. Per ciascun colore applicato è necessario attendere la sua asciugatura prima di passare al successivo, dovendolo coprire con la necessaria mascheratura in carta per evitare che venga danneggiato dalla rosa di spruzzo della pistola.
   L’hangar n.1 è però ancora uno di quelli con la struttura originaria del periodo bellico in cui la coda dell’Hercules rimane fuori. Per proseguire i lavori anche a quell’altezza, senza rischiare che la pioggia possa comprometterli, è necessario trasferire il velivolo nel grande hangar del GEA in “ramp 5” non appena si rende disponibile una delle sue postazioni. Non va dimenticato che questa lavorazione, se pur eccezionale, deve inserirsi nella normale attività della Brigata, senza creare intralci e ritardi specie ad un settore così vitale per la sua operatività come la manutenzione. Si rende quindi necessario lavorare alla livrea anche di sabato, con la supervisione diretta del direttore del GEA, ten.col. GAri Antonio Camillo Cossu, e la visita gradita del generale comandante, gen. Vitantonio Cormio.
   Altri colleghi ad amici del GEA si uniscono alla squadra lavori per dare il loro contributo, a cominciare da un veterano della linea C-130, il Luogotenente Angelo Matarazzo, e dal neoassegnato ten. GAri Moscatelli che si appassiona subito a questo inusuale operazione.
La posta in gioco è alta: il velivolo sarà sotto gli occhi tutti il giorno 20, dai media ai rappresentanti della ditta Lockheed, dai vertici della Squadra Aerea ai numerosi colleghi della Brigata che, come sempre accade, saranno prodighi… di apprezzamenti e giudizi. Per tutti c’è una sola risposta: “ del senno del poi…” Ogni opera, si sa, è migliorabile, ma ci vuole la necessaria esperienza e soprattutto il tempo disponibile. In Brigata, tra l’altro, l’unico precedente in tema di livree “celebrative” risaliva al 1997, quando venne decorato un G.222 del 98° Gruppo su entrambi i lati con un grosso “lupone” per celebrare l’avvio del programma di dismissione della linea. Non è poi che in Aeronautica ne siano state fatte di più su velivoli di grandi dimensioni: l’altro “special color” è stato infatti un Atlantic del 41° Stormo.
   Per la livrea di coda, gli specialisti della squadra si devono inventare una maschera apposita in cartone con cui tentare di riprodurre il movimento… di un bandierone al vento. Anche in questo caso va prima disegnata, poi ritagliata e infine applicata sulla deriva, nella posizione prescelta, con l’ausilio della piattaforma elevabile del versatile sollevatore multiuso “Manitou” e soprattutto dei colleghi che da terra devono controllare pendenza e allineamento. Verniciare a quell’altezza, richiede anche particolari accorgimenti per ottimizzare il tempo disponibile, come, ad esempio, il calare e recuperare con una fune la pistola, ogni qualvolta deve essere riempita di vernice, senza dover scendere e risalire con la piattaforma.
   Lo stemma di Brigata è invece l’unico che ha le sue maschere metalliche, avendole già realizzate l’Officina per altri usi. Anche qui sono tre i colori da fare: prima il fondale bianco, poi il giallo di lupo e costellazioni, e infine il nero dei contorni e della scritta trasversale.
   Per gli altri stemmi, quelli dei Gruppi, non esistendo le mascherine e non essendoci il tempo per realizzarle, gli specialisti ricorrono ad un’altra tecnica. Vengono riprodotti al computer e stampati su carta nella grandezza richiesta, poi plastificati e quindi applicati come “decals” con il biadesivo. L’effetto scenico è ugualmente garantito e, trattandosi di una livrea temporanea, la loro durata è sufficiente per soddisfare l’esigenza.
   I giorni passano veloci: carta e nastri vengono rimossi uno dopo e l’altro, consentendo di apprezzare la livrea nella sua pregevole fattura. Il 14 ottobre, vigilia della cerimonia, il “Vega 51” esce fiammante dall’hangar e fa il suo ingresso regale sul piazzale Comando, dove il gen. Cormio vuole immortalarlo insieme al personale della Brigata, a ricordo di questo importante traguardo. Le foto si sprecano… sia a livello collettivo che singolo, segno evidente che ciascuno vuole fissare nel tempo l’immagine suggestiva che il “Vega 51” sta offrendo.
   L’ “impresa” del magg. Zambelli e dei suoi uomini si è conclusa; sui loro volti si legge però la soddisfazione per aver realizzato un’opera originale e ben riuscita, che rimarrà nella storia della Brigata e che servirà sicuramente da base di partenza per il prossimo “celebrativo” da realizzare in occasione delle 100.000 ore di volo della linea C-130J.

 Paolo Farina (ottobre 2008)

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